«Il fatto fu tosto risaputo, e i cittadini più influenti di Corinto elogiarono l'odio verso i malvagi e la magnanimità dimostrata da Timoleonte: egli, pur essendo una persona mite e sensibile agli affetti familiari, aveva anteposto la patria alla famiglia, l'onore e la giustizia al proprio comodo sia salvando la vita al fratello quando questi si batteva da prode in difesa della patria, sia ammazzandolo quando complottò contro di lei e l'asservì. Ma c'era una parte della popolazione che non riusciva a vivere in regime di democrazia, ed essendo abituata ad attorniare i potenti, fingeva soltanto di godere della morte del tiranno; costoro, biasimando continuamente Timoleonte e dicendo che aveva compiuto un'azione empia e abominevole, lo gettarono nella disperazione».
(Plutarco, Vite parallele, Einaudi, 1970, trad. C. Carena)