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Umberto Bossi, i suoi e un magistrato

Dal 1993 al 2002

Quanto segue è estratto da una prima pagina del 1993:

Bossi: "Giudici, guai a voi..."

"ROMA - «Giudice guai a te, ti raddrizzeremo la schiena». Umberto Bossi minaccia il magistrato Giuseppe Abate che ha inviato un avviso di garanzia al senatore leghista Giuseppe Leoni. Minacce che assumono maggiore gravità di fronte al fatto che Abate è costretto ad una sedia a rotelle."

(la Repubblica, 12 novembre 1993)

E questo è un seguito:

"Non è passata inosservata negli ambienti leghisti la sentenza della Cassazione che ha assolto il maestro D'Orta per aver dato della "scurnacchiata" alla dottoressa Tirone. Nelle motivazioni dei giudici l'espressione viene giustificata in quanto prodotto di un linguaggio locale a sua volta agganciato al cosiddetto «contesto socioculturale». A farla breve, i leghisti, particolarmente sensibili ai temi della giustizia, si sono accorti del diverso trattamento riservato al loro leader, colpevole di aver dato, nel lontano 1993, del "balabiott" (uomo da niente) a un pubblico ministero di Varese che aveva inquisito per finanziamento illecito un senatore del Carroccio. Per essere precisi, Umberto Bossi, ironizzando anche sulle condizioni fisiche del giudice, lo aveva apostrofato così: «Ti raddrizzeremo la schiena, balabiott». Finì con un processo per diffamazione e un sacco di grane giudiziarie. Se al ministro Castelli avanzasse un po' di tempo tra un colpo di scena e l'altro del processo Sme sarebbe bene che rispondesse alla vibrata protesta apparsa su "La Padania" e rimediasse all'evidente ingiustizia. Per quale motivo è lecito dare della "scurnacchiata" a una signora e non si può bollare come "balabiott" un giudice? Non sarà che la Cassazione, insinuano i leghisti, ha un occhio di riguardo per il dialetto napoletano e riserva la sua severità solo ai comizi in lumbard di Bossi? Ministro Castelli intervenga, è materia per lei."

(la Repubblica, 10 gennaio 2002, pag. 5)

 

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