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Voti illegali per modificare e violare la Costituzione

Le notizie brutte che ha ascoltato in quel servizio radiofonico poteva anche leggerle su Repubblica in un vivace articolo di Barbara Jerkov pubblicato l'8 ottobre a pag. 11. Con un dettaglio in più: le votazioni non riguardavano una mozione né una legge qualsiasi, riguardavano niente meno che la modifica della Costituzione.

Sì, ha letto bene: la Costituzione, cioè quel pezzetto di carta che ci tiene insieme, ci rende riconoscibili come popolo, garantisce i nostri diritti fondamentali e il funzionamento dello Stato. [...]

La Jerkov riferiva anche di un bruciante scambio di battute nel corso delle quali un deputato leghista ha gridato riferendosi a un'obiezione dei "comunisti": «Non ce ne frega un cazzo», come registrato dallo stenografico. Al che il deputato Soda (Ds) ha replicato: «Lo so che a voi non ve ne frega un cazzo». Al che il presidente di turno: «Chiedo che il linguaggio sia quanto meno rispettoso delle istituzioni»

[...] Qui è accaduto l'episodio che il signor Di Napoli ha ascoltato alla radio. Un emendamento dell'opposizione è stato respinto dalla maggioranza con 242 voti (il plenum della maggioranza sarebbe di 360 voti). Numero esistente però solo sul tabellone elettronico, perché a guardare sul serio i banchi i deputati di maggioranza presenti erano sì e no un centinaio. E gli altri 140 da dove sono spuntati?

Pianisti, probabilmente. Il signor Di Napoli ha ragione a dire che per fortuna sua figlia non era presente. Sono episodi orribili la cui gravità è raddoppiata dal fatto che cadono nella più totale indifferenza oltre che, ovviamente, nel silenzio dei telegiornali. [...]

Corrado Augias, La Repubblica, 14 ottobre 2004, pag. 18

Da non dimenticare cosa è accaduto tempo prima, per altre leggi dello Stato, quando le riprese televisive c'erano state, erano state trasmesse da alcune emittenti (La7 forse è stata la prima). Mica si sono difesi dicendo che non era vero. Volevano dimostrare, i berluschini, che è una cosa assolutamente legittima, invece.

Ecco quindi alcuni parlamentari di Berlusconi intervistati da qualche telegiornale, ospiti in programmi tipo Otto e mezzo di Giuliano Ferrara, che si prodigano in spiegazioni su come quel comportamento non sia affatto una violazione al diritto di voto, che è anzi un utile espediente per lasciare i banchi per prendersi un caffè alla buvette. Non considerano il fatto che è innanzitutto la presenza che mostra la volontà di un parlamentare ad esprimere un voto. Come ha fatto Previti, diamogli questo esempio, ché quando gli necessitava la presenza parlamentare per avere una giustificazione per scappare dal processo di corruzione stava sempre lì seduto a votare le cose più disparate, per tale lavoro non ha ritenuto sufficiente qualche amico lì vicino, qualche procura.

(31/01/2005)

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