Francesco Cosoleto - Pagine personali

- Pagina iniziale
- In primo piano
- Argomenti
Notizie
- Elenco di siti
- Citazioni

Email

La parola ai settimanali diocesani per denunciare la perdizione che si verifica in Italia

Tema pricipale: la giustizia e Berlusconi Silvio

Tratto da Adista, N°15 del 22 febbraio 2003. Un interessante periodico di ispirazione cattolica.

Un presidente del consiglio demagogico e anticostituzionale. I settimanali diocesani su Berlusconi e cassazione

ROMA-ADISTA. Una decisione "politica". "Lo sapevo. Che cos'altro potevamo aspettarci? Questa era una partita truccata...". "Io andrò avanti per la mia strada. Certo non gli farò il piacere di dimettermi". "Se, per caso, per questa o per altra situazione, si dovesse tornare a un'ipotesi come quella del 1994, non ci sarebbe esitazione alcuna, da parte nostra, a ritornare al detentore della sovranità, che è il popolo". Il governo è "del popolo e di chi lo rappresenta, non di chi avendo vinto un concorso ha indossato una toga, ha soltanto il compito di applicare la legge". "In una democrazia liberale la magistratura non si giudica da sé e non si autoassolve in ogni sede disciplinare, penale e civile, così come avviene oggi in Italia".

Sono alcuni esempi dal ricco campionario di "parole in libertà" pronunciate dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi all'indomani della sentenza della Corte di Cassazione che ha respinto il riscorso presentato dai suoi legali e da quelli di Previti, che si erano appellati alla nuova legge Cirami per chiedere il trasferimento dei processi Sme e quello Imi-Sir/Lodo Mondadori, che li vedono imputati, dalla sede naturale di Milano, ad un'altra sede. Il 28 gennaio scorso, dopo cinque ore di Camera di consiglio, i nove magistrati delle sezioni unite penali della Corte di Cassazione, presiedute da Nicola Marvulli, hanno infatti dato ragione al procuratore generale Antonio Siniscalchi, decretando che non vi sono condizioni che facciano sospettare un pericolo di non imparzialità dei giudici milanesi.

I settimanali diocesani hanno duramente criticato le affermazioni fatte da Berlusconi a commento della sentenza, denunciando apertamente e, talvolta, con molta durezza, la pericolosa china demagogica ed anticostituzionale presa dal presidente del Consiglio e dall'esecutivo in materia di giustizia. Negli articoli comparsi recentemente intorno alla vicenda, si critica in particolar modo il rifiuto di Berlusconi di accettare un'eventuale condanna: un atteggiamento che, a giudizio di molte testate, rileva l'inaccettabile presunzione (tanto più grave perché proviene da una carica istituzionale) di sentirsi al di sopra di ogni potere di controllo. Di seguito una rassegna degli articoli.

Gente veneta (Venezia, 1/2)

Quei processi di Milano e un inquietante futuro, di Sandro Vigani

Cosa farà Berlusconi, se condannato? Si dimetterà accettando passivamente il verdetto? Griderà al complotto politico-giudiziario come ha fatto fino ad ora e convocherà la piazza dei suoi elettori per riaffermare la propria innocenza contro i giudici 'politicizzati'? Spingerà la sua maggioranza ad approvare una legge che gli permetta di rimanere in sella?

Pare di poter dire che tra le tre, la prima ipotesi è la meno probabile. E cosa accadrà sul piano europeo ed internazionale, dove l'Italia si presenterà col biglietto da visita di un presidente del Consiglio condannato da un tribunale dello Stato? E l'opposizione, come si comporterà? Convocherà a sua volta la piazza, riempirà l'Italia di girotondi? Quali tensioni sociali ne potranno scaturire? Come approfitteranno, gli estremismi di destra e di sinistra, della confusione? Infine, come si comporterà la Borsa e quali riflessi avrà un'eventuale condanna nell'attuale momento difficile che sta attraversando l'economia? Speriamo davvero che il presidente del Consiglio venga assolto.

Confidiamo che a questo punto il presidente del Consiglio faccia la cosa più logica e naturale. Accetti la sentenza della Cassazione. Accetti, come deve fare ogni altro cittadino italiano imputato in qualunque processo, il dibattito processuale che fino ad oggi ha rifiutato e si difenda, non in parlamento o in tv, ma nell'aula giudiziaria.

Gazzetta d'Alba (Alba, 5/2)

Cirami e dintorni: dobbiamo essere grati a Ciampi, di Battista Galvagno

La 'Cirami' non è bastata. La normativa sul legittimo sospetto, che il Parlamento italiano ha "dovuto" approvare a tappe forzate, con minaccia anche di convocazione ad agosto e di scioglimento anticipato delle Camere in caso di mancata approvazione, non ha dato i frutti sperati. (...)

È da notare come questo esito, che la destra ha definito "incredibile" e che ha indotto il Presidente del Consiglio a fare una dichiarazione la quale ha tutta l'aria di un'arringa di difesa davanti alle telecamere (oltre a essere l'ennesimo inaudito attacco ai giudici), non significa colpevolezza degli imputati, ma solo che essi dovranno essere processati.

Il merito maggiore di questo esito, salutato con sollievo non solo dall'opposizione, ma da tutti coloro che hanno a cuore la democrazia e l'uguaglianza tra i cittadini, va all'imparzialità dei giudici e al presidente Carlo Azeglio Ciampi. La morale di tutta la vicenda è allora chiara: la miglior garanzia contro le prevaricazioni di parte, contro l'uso privato delle istituzioni, è il bilanciamento dei poteri voluto dalla Costituzione. Difendere la Costituzione - quando parla di giustizia, di equilibrio di poteri, ma anche di impossibilità dell'Italia di entrare in guerra, a norma dell'articolo 11 - è difendere la democrazia. E questo è giusto farlo nelle piazze, con i girotondi e le manifestazioni, ma soprattutto nelle aule parlamentari, là dove c'è il potere decisionale. La politica si fa con le armi del diritto.

Continua a leggere l'articolo sul sito di Adista...

Torna su

 

Pagina iniziale | Risali | Indice | Mappa | Email