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L'anomalo andamento dei prezzi in Italia

Quando è stata introdotta la nuova moneta dell'Unione Europea fra i cittadini, sorgeva, facilmente prevedibile, il problema della fase di adattamento. Più era prevedibile, maggiormente bisognava fare attenzione, con una azione convincente, dissuasiva, per evitare aumenti ingiustificati.

Si sa che non v'è stata, che è stato presente liberamente il timore fra i cittadini. Ed allora non potevano che esserci conseguenze deleterie. È normale e diffusa la necessità di sentirsi sicuri raccogliendo maggior guadagno, ma se ci sono cattive condizioni è anche possibile che un piccolo numero di persone intento ad aumentare i prezzi senza ragione, possono condizionare l'intero mercato, spingendo tutti al rialzo. Senza alcun controllo sul comportamento la paura iniziale diventa anche panico, con effetti maggiorati continuati a catena.

Quindi può succedere che se alcuni prezzi aumentano in un posto, che si tendano a muoversi i prezzi in un altro vicino. Come è valso questo con i commercianti, lo è stato ugualmente per tutti gli altri. Se ammettiamo che tutti hanno aumentato, non sono tutti ugualmente responsabili, e ogni responsabilità è in relazione con gli enti disposti al governo del fenomeno.

Per evitare o scongiurare sgradevoli conseguenze, ecco cosa si sarebbe dovuto fare.

Avrebbe dovuto essere considerato necessario far presente il problema ai cittadini, naturalmente in maniera abbastanza frequente, bisognava far intendere loro che se i prezzi fossero stati senza giustificazione innalzati, in conseguenza di questo ed in modo mirato, i responsabili avrebbero avuto delle conseguenze fiscali, come ad esempio l'aumento delle tasse, o anche delle multe ove possono occorrere. Con questo sistema di naturale buon senso, necessario più in Italia che altrove, perché siamo sempre stati più inflativi, la moltitudine avrebbe saputo controllarsi. Avrebbe aiutato anche far presente agli italiani la necessità di confrontarsi con gli altri paesi europei su questo aspetto: promuovendo il costantemente necessario obiettivo di livellare l'inflazione, si sarebbero tutti sentiti più responsabili, ci sarebbe stata più cooperazione, similmente è successo quando abbiamo raggiunto i traguardi di Maastricht.

E questo certo non si sarebbe dovuto nemmeno pensare: non voler far pesare i dati sull'inflazione, dire che erano buoni, far notare che dieci anni fa le percentuali erano a due cifre, falsamente dire che in Europa hanno gli stessi problemi (né l'Italia può reggere a lungo un tale divario, un 2,7%, altro che 10%, visto che le differenze, per fortuna, sono più chiare rispetto ad una volta) , che è colpa della moneta, che il governo non può fare nulla per il problema, che i prezzi sono liberi di muoversi.

Si è scialaquato proprio parlando di continue ricerche per tentare incondizionate riduzioni di tasse per tutti e non si doveva fare (che poi nei fatti sarebbe un per più motivi controproducente passaggio di fondi dallo stato a società private).

Erano evidentemente tutt'altro che dovuti gli sbandierati slogan: "SPENDI" perché in questo modo sostieni l'economia (e per poi dire, per giunta, che l'aumento dei prezzi è colpa delle massaie che non hanno fatto bene il loro dovere).

Non si avrebbe dovuto propagandare che si sono riempite le borse degli anziani, aumentando la pensione chi sa di quanto fino ad un milione di lire. L'Ulivo nel gennaio del 1999 ha reso attivo un aumento di 100.000 lire per tutte le pensioni sociali, e non l'ha propagandato per niente (purtroppo), che nemmeno credo se lo ricordino coloro che ne hanno beneficiato (tutti i pensionati sociali).

È necessario che l'immagine della repubblica risulti sempre seria, non si doveva proprio riempire l'Italia di condoni di ogni tipo e prorogati mesi dopo mesi, fare grandi aiuti agli evasori fiscali, depenalizzare reati finanziari come il falso in bilancio, fare ingenti regali fiscali a chi ha redditi miliardari (con anche il pessimo segno di essere stata la prima mossa effettuata).

(28/02/2004)

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