Oscar Luigi Scalfaro, un uomo che è stato nell'Assemblea Costituente del 1948, in Parlamento da allora, più volte risultato il primo per numero di preferenze ricevute degli eletti, vegliardo rispettabilissimo, un ex magistrato, ministro, presidente della Camera dei deputati, quasi del Consiglio, tornava a parlare di politica da semplice parlamentare, dopo aver presieduto la Repubblica italiana per sette anni.
C'è stato un convegno della sua parte politica, quella in cui ha militato sempre. Convegno di quel partito rinato con il rinnovamento della Democrazia Cristiana, con la sua parte maggioritaria e migliore, il Partito Popolare Italiano, che nelle legislatura XIII nelle camere dispone della forza data da centinaia di parlamentari; essendo per tali dimensioni il quarto gruppo, fra gli ultimi era il loro turno nelle discussioni dell'aula (per quanto, obiettivamente, senz'altro maggiore dovrebbe essere la sua influenza per rispecchiare correttamente lì il pensiero degli italiani). Con un nome che rappresenta direttamente una grande esperienza politica, la prima versione dell'impegno cattolico in politica, il partito fondato da Don Luigi Sturzo nel primo dopoguerra, che nel 1943 prese l'altro nome che conosciamo.
In questo filmato si può trovare, per intero, il discorso altamente interessante fatto da Oscar Luigi Scalfaro al congresso del partito. Sempre contengono la sua levatura morale le sue parole, ma proprio da qui, proprio per questo, qualcuno si è sentito in dovere di ricorrere al vilipendio.
L'ex presidente della nostra Repubblica non poteva fare altro, essendo uomo civile, che denunciare la grave minaccia per le nostre dignitose istituzioni. Una minaccia alimentata da ciò che si possono definire squadracce televisive, forti della rendita delle proprie monopolizzazioni economiche, a loro disponibili per merito di un periodo di estesa corruzione che l'Italia ha subito. Non certo partiti, non candidati al Parlamento normali sono, nella forma in cui si presentano, e nel contenuto dei loro atti e discorsi! Di tutto l'eloquio di Oscar Luigi Scalfaro nel servizio è passato poco, niente, troppo pericoloso sentirlo, troppo è nocivo agli intenti seguiti dalll'autore e della sua bella compagnia. Passano solo alcune parole ferme che incitavano a non permettere assolutamente che la nostra patria possa finire in mano non considerabili minimamente degne, giusto come spunto per fare la sua triste cronaca, per dire tutto il male di cui è capace.
Sull'evento questo TG1 non poteva - chi sa perché - far altro che seguire la sua abituale non consueta pratica di assegnare la composizione del servizio e inviare ospite al convegno un individuo che manifestamente le avversa in tutti i modi possibili ed immaginabili, che sempre ha attutito qualsiasi cosa venente a favore ed accentuato qualsiasi calunnia dell'avversario. Perché il signor Pionati faccia così gioverebbe saperlo, non certo può condividere delle idee politiche che nemmeno sussistono, né potrebbe reggere qualsiasi suo pensiero ipotizzabile a riguardo. Non lo fa certo perché ha paura e tiene una famiglia, ma piuttosto cerca di servire per avere ricompense, cercando di immergersi il più possibile nella macchina putrida e corrotta disposta dal favorito di Bettino Craxi.
Ecco dunque che esercita la sua missione. Infarcire il suo servizio con tutte le salse per riuscire ad attutire il facile colpo mortale che può essere inferto a qualsiasi minima speranza del signor "Sono Insostituibile" e dei suoi sodali di potersi servire dello Stato varcando il Parlamento.
Inizia subito il servizio ponendo una premessa, prima di far passare una minima parte delle inflessibili parole del presidente Scalfaro. Ci presenta i fatti facendo notare che le frasi imminenti sono quelle di un omiciattolo, che sono dette - usando un'espressione già perpetrata altre mille volte - "con un occhio che guarda da una parte e con l'altro che guarda dall'altra...", insomma: "mirando alle prossime elezioni".
Ottenuta la presidenza del Consiglio, Berlusconi si è preso anche una nuova occasione per insultare il presidente Oscar Luigi Scalfaro. Ecco che produce un gesto molto chiaro e orribili parole rivolto al senatore a vita, che, essendo in corso un tema importante, aveva preso la parola, per quanto ne possa capire la persona che più di ogni altra era dovuto ascoltatore. (collegamento al testo della seduta)
Dunque cercare di far vedere un uomo a cui mancava soltanto che si mettesse a fregarsi le mani, con tanto di ghigni maligni, con il pensiero al guadagno che avrebbe avuto dallo "spettacolo" appena imbandito. Niente di altamente morale, quindi, ha seguito il bisogno il sig. Pionati di compiere l'allineamento ai commenti indecente di quei miserabili con la schiena storta, quelli che lo considerano come un pericoloso nemico, perché cattolico e rispettabile, quindi portante via infiniti voti solo a vedersi, qualora messo accanto a loro.
Dei personaggi che dicono di considerarlo come artefice di uno scempio della Costituzione durante la sua presenza al Quirinale, a indelebile segno del loro grado di comprenderla o della loro violenza di primo grado alla nazione. Cose dette proprio a chi invece l'ha difesa più di tutti, in tutta la sua interezza. Valga il semplice piccolo esempio dell'interpretazione più ristrittiva dell'art. 59 che definisce l'elezione dei senatori a vita: lui non ne nominò nessuno; al contrario dei suoi predecessori che non hanno voluto rinunciare a questo privilegio, nonostante i senatori a vita fossero già cinque.
Agli estremi dell'Universo si collocano questi comportamenti da ciò che è invece ragionevole e degno di memoria. Francesco Pionati però, fa ancora il giornalista.
(04/09/2000)